Le varietà propriamente piemontesi sono quelle parlate nella parte centrale del Piemonte. Tra queste, la varietà di Torino ha assunto nel corso del tempo una posizione predominante, e infatti il termine “piemontese” è di impiego abituale in riferimento alla koinè regionale a base torinese, diffusa non solo in alcuni centri principali (Ivrea, Lanzo Torinese, Susa, Pinerolo, Dronero, Cuneo), ma anche nei repertori delle comunità occitana e francoprovenzale. Assai più limitato è invece il suo ruolo nell’area nord-orientale (lombardo) e in quella sud-orientale (ligure). Le altre principali varietà sono l’alto piemontese, il monferrino, l’alessandrino, il langarolo (con il monregalese), il canavesano, il biellese, il vercellese e il valsesiano.
Si stima che i parlanti di piemontese siano circa 700.000, distribuiti soprattutto nelle aree rurali, nelle piccole città e nei paesi.
Il piemontese vanta una produzione letteraria che risale al XVI secolo, con le opere astigiane di Giovan Giorgio Alione, e una ricca documentazione lessicografica, incentrata perlopiù sulla varietà torinese.
Codice ISO: 639-3 pms